Introduzione
Google ha adottato da tempo l’intelligenza artificiale per migliorare le risposte alle query dei suoi utenti. La società di Mountain Views utilizzò per la prima volta l’IA nel 2001 e nel 2015 introdusse RankBrain, un algoritmo basato sull’IA e in grado di evolvere il suo motore di ricerca.
Prima dell’arrivo dei Large Language Models (LLM) però, l’IA era utilizzata da Google in gran parte dietro le quinte, per suggerire ricerche, scegliere e ordinare i siti web indicizzati da restituire nelle Search Engine Result Pages (SERP), oppure per la generazione di risultati avanzati ricavati dal knowledge graph o per i rich snippet.
Oggi invece l’intelligenza artificiale può realizzare in modo evidente e dichiarato una parte generativa della SERP denominata da Google ‘AI Overviews (AIO)’, Panoramiche dell’AI, in italiano.
In questo articolo vedremo nel dettaglio come funziona la parte generativa delle SERP di Google affidata all’IA e l’impatto che può avere sulla Search Engine Optimization (SEO).
Cosa sono le AI Overviews (AIO), quando sono state introdotte e come funzionano
Le AI Overviews (AIO) rappresentano l’implementazione pubblica su larga scala della tecnologia che Google ha testato a partire dal 10 maggio 2023 con il nome di Search Generative Experience (SGE). Il lancio ufficiale per il mercato statunitense, con il nuovo nome, è avvenuto durante la conferenza Google I/O il 14 maggio 2024.
Le panoramiche dell’AI sono basate sul language model di Google — denominato Gemini — e possono essere formate da testi, elenchi puntati, immagini, link e caroselli di link e si posizionano nella parte alta delle SERP, sopra l’elenco degli altri risultati organici, ovvero prima del ‘classico’ elenco di snippet.
La parte delle SERP generata dall’IA ha lo scopo di rispondere in maniera sintetica e immediata agli intenti di ricerca degli utenti, avvalendosi anche di link di approfondimento verso pagine di siti indicizzati.
Le AIO, come spiega Google, vengono visualizzate nei risultati della Ricerca in determinate condizioni:
quando i nostri sistemi stabiliscono che le risposte generative possono essere particolarmente utili, ad esempio per comprendere rapidamente le informazioni da diverse fonti, incluse informazioni da tutto il web e dal Knowledge Graph di Google.
Google precisa poi che non è necessario alcun intervento da parte dei publisher per essere compresi tra le fonti dei riepiloghi dell’AI, se non seguire le linee guida standard per comparire nella Ricerca, come descritto nelle Nozioni di base sulla Ricerca Google.

Per quali utenti Google sono disponibili attualmente le AI Overviews
A partire da marzo 2025, l’implementazione delle AIO in diversi paesi europei, inclusa l’Italia, è stata resa disponibile solo per gli utenti che hanno effettuato l’accesso al proprio account Google e di età superiore ai 18 anni, una misura probabilmente adottata in risposta a considerazioni normative.
Questa espansione segue una rapida implementazione globale, che già a ottobre 2024 aveva esteso la funzionalità a oltre 100 paesi e territori.
Quale impatto hanno le AI Overviews sulla SEO
L’impatto delle AIO sulla SEO e sul traffico organico è stato misurato da diversi studi indipendenti, i quali evidenziano che il primo risultato organico perde in media il 34.5% dei click quando nella SERP è presente un’AI Overview.
Questa dinamica è aggravata da un aumento delle ‘ricerche zero-click’, che per le query di notizie sono passate — secondo Similarweb — dal 56% di maggio 2024 a quasi il 69% di maggio 2025. Per alcuni editori specifici, il calo del traffico organico ha raggiunto picchi del 60-65%.
Peraltro, l’altezza in pixel dell’area generativa realizzata dall’IA sembrerebbe ampliarsi costantemente. Infatti, mentre al momento del varo delle AIO nel maggio 2024 era di 600 pixel, è diventata oggi 800 pixel, con prospettiva di ulteriore crescita.
Va sottolineato che uno studio evidenzia come non sempre le AIO compaiano in prima posizione nei risultati.
Ciò farebbe pensare che l’agoritmo di Google, qualora identifichi per determinate query un certo numero di scroll ‘di superamento’ della sezione generata dall’intelligenza artificiale da parte degli utenti, faccia retrocedere le AIO per quelle parole chiave o più in generale per quell’intento di ricerca.

In ogni caso, l’attuale posizionamento nei primi dieci risultati di Google non garantisce affatto l’inclusione tra le fonti di approfondimento proposte e linkate nella parte generata dall’IA.
Brightedge nella sua guida dedicata alle AIO indica che meno del 20% dei risultati che si trovano nelle prime dieci posizioni di Google sono indicate come fonti nelle Overviews, percentuale che scende al 10% per i risultati tra l’undicesima e la ventesima posizione.
E più del 60% delle fonti di approfondimento indicate dall’intelligenza artificiale non sono addirittura neppure tra le prime cento posizioni nelle SERP di Google.
La controversia delle “risposte errate”: un avvio problematico
Il lancio su larga scala delle AI Overviews è stato immediatamente seguito da una crisi di credibilità che ha ottenuto un’ampia copertura mediatica e virale.
Poco dopo il lancio infatti, gli utenti hanno iniziato a segnalare una serie di risposte errate, bizzarre e in alcuni casi potenzialmente pericolose, mettendo in discussione l’affidabilità della nuova tecnologia.
Questi incidenti non sono stati semplici errori, ma hanno rivelato una debolezza fondamentale del sistema nell’interpretare il contesto e l’autorevolezza delle fonti. Tra gli esempi più eclatanti figurano:
- Consigli pericolosi: La raccomandazione di aggiungere “1/8 di tazza di colla non tossica” alla salsa della pizza per migliorarne l’adesività, un’informazione tratta da un commento scherzoso pubblicato su Reddit oltre un decennio prima.
- Disinformazione sulla salute: Il suggerimento di “mangiare almeno una piccola roccia al giorno” per l’assunzione di minerali, un’affermazione proveniente da un articolo del noto sito satirico The Onion.
- Inesattezze fattuali: Affermazioni palesemente false come quella secondo cui l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama fosse musulmano o che un cane avesse giocato nelle leghe professionistiche di basket (NBA).
Il 30 maggio 2024, Liz Reid, Head of Google Search, ha pubblicato un post per affrontare la controversia.
Nella comunicazione ufficiale, Google ha attribuito questi errori a ‘vuoti di dati’ (data voids), a un’errata interpretazione di contenuti satirici o generati dagli utenti e ha affermato che molti degli screenshot virali erano stati falsificati.
In risposta, l’azienda ha dichiarato di aver implementato oltre una dozzina di miglioramenti tecnici, tra cui un migliore rilevamento di “query senza senso” e una limitazione all’uso di contenuti provenienti da fonti umoristiche o da forum nelle risposte.
Sfide normative e la reazione degli editori
L’implementazione delle AI Overviews ha aperto un fronte di scontro legale e normativo, con gli editori che accusano Google di minare la sostenibilità dell’ecosistema informativo del web. La reazione si è concretizzata in azioni legali formali che mettono in discussione la liceità della pratica di Google.
Il fulcro della contesa è l’accusa di abuso di posizione dominante. Nel giugno 2025, la Independent Publishers Alliance, una coalizione di editori britannici, ha presentato una denuncia formale sia alla Commissione Europea sia all’Autorità per la Concorrenza e i Mercati del Regno Unito (CMA).
La denuncia sostiene che l’uso dei contenuti web per alimentare le AI Overviews causa un “danno significativo agli editori, sotto forma di perdita di traffico, lettori e ricavi”.
Un punto chiave della denuncia è la mancanza di un’opzione di opt-out efficace: gli editori che desiderano apparire nella Ricerca Google non hanno la possibilità di impedire che i loro contenuti vengano utilizzati per addestrare i modelli di Google e generare i riepiloghi, senza rischiare di perdere la propria visibilità nei risultati di ricerca tradizionali.
Questa percezione è condivisa a livello globale, come riassume il presidente della News Media Alliance: “I link erano l’ultima qualità redentrice della ricerca che dava agli editori traffico e ricavi. Ora, Google prende i contenuti con la forza e li usa senza ritorno economico”.
Le istituzioni normative hanno iniziato a muoversi. Nel marzo 2025, la Commissione Europea ha avviato un procedimento formale contro Google per potenziali violazioni del Digital Markets Act (DMA), indagando specificamente se l’azienda favorisca ingiustamente i propri servizi, come le AI Overviews, all’interno dei risultati di ricerca.
Questo scenario configura una corsa contro il tempo tra l’implementazione tecnologica di Google e la capacità di intervento dei regolatori, il cui esito potrebbe stabilire un precedente fondamentale per il futuro dell’IA e del web.
AI Mode, la modalità di Google che va oltre le Overviews
Oltre alle AIO, Google ha lanciato una modalità denominata AI Mode, che intende rendere l’intelligenza artificiale generativa protagonista assoluta delle SERP.
Spiega la società di Mountain View:
questa nuova modalità di ricerca espande ciò che le panoramiche AI possono fare, con capacità di ragionamento, pensiero e multimodalità più avanzate in modo da poter ottenere aiuto anche con le tue domande più difficili. Puoi chiedere qualsiasi cosa tu abbia in mente e ottenere un’utile risposta basata sull’intelligenza artificiale con la possibilità di andare oltre con domande di follow-up e utili link web
AI Mode rappresenta la risposta di Google a ChatGPT Search, il motore di ricerca integrato nel chat bot di OpenAI.
La modalità si basa su una versione specifica del modello multimodale Gemini, in grado di elaborare nativamente testo, immagini, audio e video per fornire risposte a domande complesse attraverso un’interfaccia conversazionale.
AI Mode è raggiungibile attraverso una specifica tab che si trova sotto alla barra di ricerca di Google, oppure all’indirizzo google.com/aimode, o ancora cliccando sull’icona ‘AI Mode’ nell’applicazione Google.
AI Mode, grazie alla multimodalità di Gemini consente di poter conversare con il sistema grazie a domande di follow-up dopo la prima ricerca, di ricevere informazioni da molteplici fonti simultaneamente e di interagire con l’IA utilizzando voce, testo o immagini.
Come ottimizzare i contenuti per l’AI generativa su Google Italia
A parte l’esecuzione di tutte le necessarie attività di SEO tecnica che rimangono fondamentali, nonché il consiglio di Google citato in precedenza — e cioè seguire le sue linee guida standard — ci sono alcune azioni che si possono mettere in atto per posizionarsi nelle SERP di Google generate dall’IA:
- Mettere in atto attività di SEO On-Page ottimizzando i contenuti per intercettare le varie tipologie di intenti di ricerca degli utenti, rispondendo in modo completo ai motivi per cui i navigatori hanno inviato le loro query;
- basare lo sviluppo di contenuti coprendo l’intera mappa ontologica delle entità in target e di cluster di parole chiave;
- strutturare i testi con elenchi puntati, numerati e sottotitoli per agevolare l’utilizzo dei contenuti all’interno delle sintesi generate dall’AI;
- adottare una strategia multimodale combinando testo, immagini e video;
- implementare dati strutturati (markup Schema) per segnalare esplicitamente il significato dei contenuti ai crawler di Google, una pratica consigliata da Google stessa per migliorare le performance nelle esperienze AI;
- creare autorevolezza per dimostrare di rispettare il concetto di E-E-A-T grazie per esempio alla citazione di statistiche, studi o articoli autorevoli;
- Eseguire attività di SEO Off-Page consolidando un profilo backlink di qualità.